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Tripoli, città sicura

06/04/11 | Lifestyle

A Tripoli si stava molto bene e non racconto – per ora – tutti i motivi per cui dico ciò, ma ne nomino solo uno: la sicurezza personale.
La piccola criminalità, se così si può chiamare quella degli scippi, del furto in borsetta, non era molto diffusa. Almeno non nei posti frequentati dai turisti e dagli occidentali. Sarà che nella capitale di miseria ce n’era ben poca, ma non mi sono sentita in pericolo come invece mi è capitato a Milano o in qualsiasi piccola o grande città o stazione italiane di sera.
Quando mi sedevo nel centralissimo bar Saraya in Piazza Verde, ho pensato qualche volta, razionalizzando, che quello poteva essere un posto ideale per gli attacchi dei fondamentalisti, ma di fatto, non ho mai avuto la percezione o la sensazione che ciò potesse accadere. Cosa che invece mi è capitata spesso in metropolitana, in aeroporto, nelle stazioni di grosse città italiane.
Forse non posso dire la stessa cosa per i furti in casa.
Non che a me sia capitato. Chi vive nei compound, paradossalmente è più soggetto alle visite dei ladri. Ciò si spiega dal fatto che è risaputo che lì ci abitano professionisti e lavoratori stranieri, le case sono fornite di tutto e di conseguenza attirano l’attenzione di chi vuole un bottino ricco. Nonostante l’apparato di guardiani, non sempre efficiente e sollecito, so che di visite sgradite ne sono occorse.
Io vivevo nella città invece, a El Handalus. E questo, oltre garantirti un approccio alla realtà locale più autentico e stimolante, probabilmente ti metteva al riparo dalle mire dei topi d’appartamento.  Le mie porte erano praticamente solo una barriera per i gatti perché il portoncino di legno potevi abbatterlo con una pedata, il cancello in vetro e ferro non era inespugnabile e la murata che circondava la casa non era altissima, roba per ragazzini in pratica. Il vicinato poi era un antifurto efficacissimo, sebbene discreto, c’era spesso qualcuno che dava un occhiatina ai movimenti del quartiere.
Ah, dimenticavo: molte famiglie che vivono in case fuori dai compound, sono aiutate da un guardiano-tuttofare. Ecco il mio non faceva ne il guardiano, ne molto altro, se non stirare camicie, quindi una volta alleggerita dalla sua presenza non ne ho cercati altri.  Un giorno racconterò che tipo pittoresco era…
Altra prerogativa del mio quartiere è la presenza di ambasciate, anche queste probabilmente costituiscono un deterrente: una era proprio attaccata alla mia casa, al di là del muro di gelsomini, l’altra, quella in fondo alla mia via, era blindatissima e circondata da almeno otto guardie per turno – le ho contate.
Insomma quando andavo da sola a comprare il pane non temevo scippi… Di essere travolta da un’auto invece sì, ma questo è un altro argomento. D’altronde chi vive nei paesi mediterranei 
conosce bene di cosa parlo…
Solo quest’inverno ho cominciato a sentir parlare di rapine nei taxi e di stare in allerta; sinceramente non so se dovevo avallare queste voci, magari era il sintomo di un malessere che di lì a poco stava per scoppiare nei fatti di questi mesi.

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