Stregata dalla avvincente storia de “La scomparsa dell’Erebus” libro di Dan Simmons che ha dato vita alla straordinaria serie TV “The Terror”, catturata dall’ossessione che ne deriva e che rapisce tutti coloro che ne conoscono la trama, ho voluto saperne un po’ di più di questa storia accaduta realmente a metà del XIX secolo e ho desiderato vedere in prima persona qualche testimonianza e tornare sui passi della “Spedizione perduta” del Comandante Sir John Franklin e del suo sfortunato equipaggio, partito alla ricerca del Passaggio a Nord-Ovest in Artico e mai più ritornato.
Quando ho organizzato il viaggio a Londra, ho dato la priorità ai luoghi con tematica marina che in questa Nazione – un isola con capitale sviluppata su un fiume – ha abbondanti riferimenti. Ciò che cercavo si concentrava soprattutto nel borgo di Greenwich nella zona est di Londra a sud del fiume Tamigi su cui affaccia.
All’insegna degli spostamenti veloci e senza troppi cambi di mezzo, ho scelto di soggiornare nella zona di Liverpool Street Station e della City. Di fatto alloggiavo tra la suddetta stazione e Shoreditch: non conoscendo quanto fosse interessante quest’ultimo quartiere ne ho goduto poco le bellezze, d’altronde sapevo che in sei giorni non avrei visto che una piccola parte della città. Le tappe programmate erano altre, contando sul fatto di trovare luoghi a sorpresa vagando tra una meta e l’altra.
La City è vivacissima sia di giorno che di sera ed è bello vedere che in una zona ad alto tasso lavorativo in ambito bancario si mescolano senza troppi contrasti, lavoro e socialità. Tra una colazione, un pranzo take away e una birra serale al pub, l’atmosfera è allegra. Gli impiegati in abiti leggeri e non troppo formali si mischiano coi turisti e i passanti, le persone sono cortesi e ben disposte a darti delle indicazioni. La zona è prettamente moderna, delineata da grattacieli di vetro più e meno affascinanti, non è particolarmente pittoresca ma comunque gradevole e sicura.
Girato l’angolo, non è raro ritrovarsi di nuovo in una via con i tradizionali edifici in mattoni bruniti e i bow-windows in legno bianco. Un compromesso tra comodità e tradizione insomma.
Qui abbiamo fatto colazione presso le più famose catene: sono comode, abbordabili e con un rifornimento che assicura cibo fresco a tutte le ore, permettendo di scegliere tra dolce e salato allo stesso tempo. In una mattina di fretta abbiamo camminato verso la metro coi bicchieroni di cappuccio take away in una mano (io preferisco il Mocha che è più “caffettoso”): è stato molto divertente affrontare per la prima volta le rapidissime scale mobili che scendono alla Tube di Liverpool Station e provare a restare in equilibrio… Ok, attaccatevi e nessuno si farà male.
In questa zona si trova anche Old Spitalfield il mercato che la sera, pur essendo chiuso, vedevo essere promettente.
Di giorno, vivace e colorato con merce artigianale e vintage, Spitalfields Market offre anche una gran quantità di chioschetti di cibo etnico e internazionale. Non è tra le mete più inflazionate di Londra ma vale la pena vederlo se siete in zona.
Siamo nei pressi di Shoreditch, da queste parti si trovano diversi ristoranti vietnamiti, adoro questa cucina praticamente introvabile dalle mie parti: naturalmente ne abbiamo approfittato, adulti e bambini.
Da qui percorrendo a piedi tutto il viale verso sud fino alla fermata della metro Monument Station, si raggiunge il London Bridge da cui si può ammirare il vivace (leggi affollato) Tamigi e il caratteristico Tower Bridge. Il fiume Tamigi è pieno di imbarcazioni di vario tipo, la navigazione commerciale e turistica rende così la città ancora più viva.
Ma non finisce qui. Nel prossimo post vi racconterò quanto è bello Greenwich, il parco e i musei…
datemiunam dice
Ciao, devo ammettere che non conoscevo affatto “The terror” ma ora ho preso nota e mi rifarò…
Eman dice
Ciao Priscilla, te lo consiglio vivamente, è un genere storico-psicologico-thriller: al fatto reale è stato aggiunto un piano di fantasia-spiritualità che arricchisce lo spettacolo. Terror è il nome di una delle due navi della spedizione e la storia, in 10 episodi, si svolge a fuoco lento in modo che il seme dell’inquietudine, dell’ansia, del dolore si diffonda gradualmente tra i protagonisti e tra gli spettatori. Ci sono tanti momenti di nobiltà d’animo e tanti di meschinità umana.
In condizioni così dure (temperature a -40° ad esempio) e pur all’interno di una disciplina militare ottocentesca, ho visto bellissime espressioni di tenerezza maschile che raramente mi capita di trovare.
Oltre a tutto questo, il livello cinematografico è straordinario, le luci (e il buio artico), i colori come dipinti del Romanticismo, addirittura i suoni (mi vengono in mente le campane in certi momenti di massima tensione) sono penetranti.
Probabilmente è uno dei film più belli che io abbia visto in tanti anni, chi lo ha seguito ne è rimasto davvero rapito. Per chi volesse fare uno sforzo in più lo consiglio in lingua originale, magari non alla prima visione, si apprezza la qualità eccellente della recitazione.
Il libro non l’ho ancora finito ma anche qui c’è un amore per i dettagli e un crescendo di tensione che ti incollano alle pagine.